STUDIO DELLA MIOLOGIA 2° PARTE, muscoli del collo e del tronco

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Fulam
view post Posted on 28/4/2007, 20:30




Eccoci alla seconda parte ragazzi , qui verranno trattati gli argomenti che riguardano i muscoli del collo e del tronco buona lettura
NB.testi tratti da libri di mia proprietà , pertanto sono di libera consultazione da parte di tutti.


MIOLOGIA
I MUSCOLI DEL COLLO

Valore artistico e culturologico


Se nell'Hortus Deliciaruin (ossia "Orto delle delizie") di Herrada di Landsberg, mistica tedesca del XII secolo, la testa viene considerata una sorta di piccolo universo sulla base del riscontro numerico fra i sette pianeti allora conosciuti e i pertugi che si aprono nel capo (orecchie, occhi, naso, bocca), è evidente che si doveva pensare al collo come al sostegno del mondo. Non per nulla abbiamo ricordato il motivo per cui Vesalio denominò la prima vertebra Atlante. Allo stesso modo, se la testa è il capitello, nella relazione con gli elementi architettonici il collo non può che essere la colonna. Un paragone che emerge nella Madonna dal collo lungo (Uffizi) dipinta da Parmigianino nel corso del 1535. Dietro la Vergine compaiono una serie di colonne in prospettiva, prive del capitello, che rimandano all'inno medievale che avvicinava appunto il collo di Maria a una colonna (Collum tuum ut columna...).
Nell'ambito dell'arte del nostro secolo non si può fare a meno di ricordare l'opera di Amedeo Modigliani (1884-1920) e di Constantin Brancusi (1876-1957), per i quali il collo sproporzionatamente allungato divenne un elemento stilistico caratterizzante. Infine dobbiamo rammentare che un collo dalle masse muscolari assai evidenti comunica potenza e virilità (pensiamo al Superman dei fumetti), mentre un collo lungo e ben tornito comunica spiritualità (pensiamo alla testa di Nefertiti, XVIII dinastia; Berlino, Staatliche Museen). Tra gli animali, infine, offrire il collo è segno di sottomissione.

Descrizione dei muscoli del collo


Il primo muscolo che si incontra sotto il derma nella zona anteriore del collo è il m. platisma (1) che, come indica il nome, è un muscolo largo (letteralmente "lastra") le cui fibre salgono dalla regione sottoclavicolare fino al margine inferiore della mandibola, confondendosi con i muscoli
della testa presenti in quella zona. La sua azione, contraendosi, è soprattutto quella di produrre rilevatezze longitudinali sulla cute del collo, come accade nelle manifestazioni d'ira, spavento o terrore. Un esempio chiaro, anche se poco noto, è costituito da uno dei quattro guardiani di ghisa da dieci tonnellate scoperti nel 1989 nella provincia dello Shanxi cinese.
Sotto il platisma, il muscolo che risulta più appariscente nel collo, e anche quello che più interessa l'artista, è lo sternocleidomastoideo (2). Il suo nome è composto dai punti d'origine e d'inserzione del muscolo stesso. Nasce, infatti, dall'apofisi mastoide del temporale (mastoideo) e dall'adiacente linea nucale sup. dell'occipitale. I suoi fasci carnosi scendono verso il basso lungo due direzioni distinte e separate. Uno va a prendere inserzione sulla faccia sup. della clavicola (cleido) e l'altro, obliquo in avanti, si inserisce sul manubrio dello sterno. La sua azione, quando si contrae uno soltanto dei due muscoli presenti nel collo, determina la flessione lat. della testa e la sua inclinazione dallo stesso lato in cui avviene la contrazione. Tuttavia, la rotazione della testa avviene dalla parte opposta a quella della contrazione del muscolo. Un esempio famoso, in questo senso, è il Davide di Michelangelo.
Quando i due muscoli si contraggono insieme, allora, abbiamo la flessione ant. della testa.
L'eminenza plastica dello sternocleidomastoideo crea una depressione nella regione lat. del collo occupata da una serie di muscoli che non hanno grande importanza per l'artista. Essi si intravedono nel triangolo compreso fra lo sternocleidomastoideo e il trapezio. Si tratta, infatti, dei tre m. scaleni (3, 3', 3 ") che hanno funzione respiratoria e che si originano dai processi trasversi delle vertebre cervicali per prendere inserzione sulla I costa (scaleno ant. 3'' e medio 3 e sulla il costa (scaleno post. 3).

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Muscoli della regione anterolaterale del collo. A Muscoli sopraioidei; B Muscoli sottoioidei. Nomenclatura: 1 Platisma; 2 Stemodeidomastoldeo; 3 Scaleno posteriore; 3' Scaleno medio: 3 Scaleno anteriore; 4 Osso ioide, 5 Digastrico; 6 Stiloioideo; 7 Sternofirololdeo; 8 Stemoioldeo; 9 Omoìoideo; 10 Trapezio; 11 Mlloiodeo; 12 Genioideo; 13 loglosso; 14 Trachea; 15 Splenio della testa; 16 Succlavio; 17 Elevatore della scapola.

MIOLOGIA
I MUSCOLI DEL COLLO



Anteriormente agli scaleni passa un muscolo dal percorso inaspettato: l'omoioideo (9). Se rammentiamo che la scapola si chiama anche omoplata, ricorderemo più facilmente che l'omoioideo s'inserisce all'incisura della scapola (omo) originandosi dall'osso ioide. In questo suo percorso passa dietro al muscolo
sternocleidomastoideo, come ben si vede nel Giobbe di Francesco Messina fuso nel bronzo nel 1934. Contraendosi, l'omoioideo abbassa l'osso ioide. Una perfetta immagine di questa zona del collo si ha nella Flagellazione di Cristo di Caravaggio conservata nel museo di Capodimonte a Napoli: se la testa reclinata del Cristo rivela muscoli rilasciati, la figura dell'aguzzino urlante mostra la rilevatezza della vena giugulare esterna che si gonfia, per es., anche nell'Anima dannata di Bernini conservata a Roma in palazzo di Spagna.
Anteriormente, invece, i due sternocleidomastoidei definiscono la zona mediana del collo a forma di triangolo che ha l'apice in basso nella fossa soprasternale. Un esempio singolare, ma efficace, è il Vertumno dipinto da Giuseppe Arcimboldi per Rodolfo II, che mostra il collo caratterizzato dalla presenza di un cetriolo e una melanzana (gli sternocleidomastoidei) che delimitano uno spazio occupato dal peduncolo della zucca in basso e da una rapa più sopra. La rapa corrisponde a quello che normalmente chiamiamo "pomo d'Adamo" e che altro non è se non la laringe che poi continua nella trachea (la zucca).
Il pomo d'Adamo è la cartilagine tiroidea che, attraverso la membrana tiroidea, si lega all'osso ioide. Questo è un ossicino a forma di ferro di cavallo i cui rami si articolano con la Il vertebra cervicale. I muscoli della zona mediana del collo giungono o si originano, tutti, verso o da l'osso ioide, secondo che siano disposti al di sopra o al di sotto di esso.
Per questo vengono divisi in: (A) muscoli sopraioidei;(B) muscoli sottoioidei.

A) è costituito da quei muscoli che creano il pavimento della cavità buccale (m. miloioideo (11), che si origina dall'omonima linea interna del corpo della mandibola e ha inserzione sul corpo dell'osso ioide) e determinano l'apertura della mandibola quando prendono punto fisso sull'osso ioide, oppure l'innalzamento di questo quando prendono punto fermo sulla mandibola.
Pertanto, sono muscoli che si notano nella vista dal basso del collo, come accade per es. nella Resurrezione di Piero della Francesca conservata a Sansepolcro (Museo civico). Qui, il soldato dipinto in corrispondenza dell'insegna tenuta in mano dal Cristo, mostra addirittura il m. digastrico nella zona del collo reclinata (5). E questo un muscolo dal percorso complesso: si origina dal processo mastoideo del temporale, prende inserzione sull'osso ioide, da tendineo ridiviene carnoso e il suo ventre ant. (per questo "digastrico") va a prendere inserzione sulla faccia post del corpo della mandibola (fossetta digastrica): Piero indica la presenza plastica del suo ventre ant. La sua azione è quella descritta più sopra; nel suo percorso, però, il digastrico incontra un altro muscolo: lo stiloioideo (6), detto così perché dal processo stiloideo giunge all'osso ioide. Siccome il ventre post. del digastrico urterebbe con questo, lo stiloioideo si apre in un'asola che permette il passaggio del digastrico. Innalza l'osso ioide.
B) è costituito da quei muscoli che abbassano l'osso ioide a cui quindi appartiene anche l'omoioideo (v. sopra).
Si tratta di muscoli nastriformi che nascono dalla faccia post. del manubrio dello sterno, della clavicola e della I cartilagine costale, per prendere inserzione direttamente sull'osso ioide (m. sternoioideo, 8), oppure prima sulla cartilagine tiroidea e poi sullo ioide (m. sternotiroioideo, 7), o che, infine, vanno dalla tiroide allo ioide (m. tiroioideo).

Sotto, Piero della Francesca, Resurrezione ISansepolcro, Museo civico~: particolare della guardia addormentata cui è stata virtualmente rimossa la pelle del collo e il muscolo platisma per evidenziare il muscolo digastrico IS~. In basso, Francesco Messina, Giobbe ~Milano, collezione privata~: anche qui si è simulata la rimozione della pelle e del piati sma per evidenziare il muscolo omoioideo ~9~. Al centro in basso, Michelangelo Buonarroti, Davide iFirenze, Galleria dell'accademia~: qui è stata virtualmente rimossa la pelle' di marmo per evidenziare la fascia cervicale superficiale che ricopre l'intero dispositivo muscolare del collo e mostrare pure l'eminenza obliqua della vena giugulare superficiale che attraversa lo sternocleidomastoideo. A destra in basso, Giuseppe Arcimboldi, Vertumno ~Stoccolma, Skokloster Slott Sfyrelsen~: la disposizione degli ortaggi e la zucca sono un'efficace semplificazione delle masse muscolari del collo.

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MIOLOGIA I MUSCOLI DEL TRONCO


Premessa.
La muscolatura del tronco consta di una notevolissima quantità di muscoli dalle diverse fogge e funzioni che occupano la zona compresa anteriormente fra il margine inf. della clavicola e la sinfisi pubica, mentre posteriormente vanno dalla linea nucale sup. dell'occipitale all'osso sacro, prendendo inserzione pure sulla cresta iliaca. Così, la regione ant del tronco accoglie i m. toracici e i m. addominali, mentre quella post. ospita i m. dorsali.

Descrizione dei muscoli dorsali
Iniziare da questo distretto anatomico significa continuare idealmente la descrizione dei muscoli del collo in quanto a esso corrisponde il tratto compreso tra la linea nucale sup. e la VII cervicale. Per la verità, i muscoli propriamente del collo appartengono allo strato profondo e quindi non interessano l'artista, anche se sarà bene descriverli sommariamente per comprendere il funzionamento del nostro meccanismo corporeo.
Lo strato muscolare profondo della regione nucale, infatti, presenta una serie di "molle" che non solo concorrono ai movimenti di estensione, rotazione e flessione del capo, ma contribuiscono a mantenere eretta la testa. Si tratta di piccoli muscoli pari di cui quelli più interni sono disposti a ventaglio: dal tubercolo dell'atlante alla linea nucale inf. troviamo il piccolo retto post. della testa, mentre dal processo spinoso dell'epistrofeo al medesimo punto d'inserzione, ma lateralmente, troviamo il grande retto post, della testa.
Sempre dal processo dell'epistrofeo, poi, nascono i due obliqui inf: del capo che prendono inserzione ai processi trasversi dell'atlante. Da qui si originano i due obliqui sup. del capo che s'inseriscono lateralmente al grande retto. Il tutto è interamente coperto dal m. seanispinczle della testa che nasce dalla linea nucale sup. e trova inserzione sui processi trasversi delle ultime
quattro o cinque vertebre cervicali e su quelli delle prime cinque toraciche. Completano l'apparato il m. splenio del collo (che nasce dai processi trasversi di atlante ed epistrofeo per inserirsi agli spinosi della IV, V, VI toraciche) e lo splenio della testa (che nasce lateralmente al semispinale e trova inserzione sui processi spinosi delle ultime quattro vertebre cervicali e delle prime tre toraciche). Questi due muscoli, in particolare, fasciano (spleniatus vuol dire "fasciato con erba medica" per la cura delle ferite) la regione post. del collo e contribuiscono a mantenere la stazione eretta, ponendosi come tratto terminale dello strato profondo dei muscoli del dorso. Non possiamo, infatti, non ricordare il m. ileocostale (10) che, come dice il nome, nasce dalle coste (anche se, in realtà, ha anche un tratto cervicale) e si inserisce sul terzo post. della cresta iliaca ancora carnoso, mentre una larga specchiatura tendinea abbraccia l'intera zona del sacro. Medialmente a questo muscolo corre il lunghissimo del dorso (11) che, dal sacro e dai processi spinosi delle vertebre lombari, sale fino ai processi trasversi delle cervicali (III, IV e V) per terminare al processo mastoideo.
Di questa complessa struttura muscolare si ha poca percezione nel vivente perché essa è coperta prima di tutto dalla fascia fibrosa toraco-lombare che circonda l'intera muscolatura dorsale (inclusi i muscoli intercostali, v. p. 98) e poi dai muscoli dello strato intermedio: il dentato post. inf. (13, che si origina con quattro digitazioni dalle ultime coste per prendere inserzione alla fascia toracolombare, a livello della XII vertebra toracica e della I, Il e III lombare) e il dentato post. sup. (12, che nasce dai processi spinosi delle ultime due cervicali e delle prime due toraciche per trovare inserzione alla II, III, IV e V costa) che hanno rispettivamente il compito di abbassare (l'inferiore) le coste e di innalzarle (il superiore) contribuendo alle funzioni respiratorie (espiratore il primo, inspiratore il secondo).

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Muscoli del dorso e della regione posteriore del collo. In alto a sinistra: muscolo traverso spinale 4. Appartiene allo strato profondo della regione dorsale insieme ai muscoli rotatori, al semispinale e ad altri che non sono stati disegnati per semplificare, visto lo scarso interesse che hanno per l'artista.
Detto anche multifido è costituito da una serie di fasci muscolari che collegano i processi spinosi con quelli trasversi e mammillari delle vertebre. E sostanzialmente un rotatore della colonna anche se concorre al mantenimento della stazione eretta. In alto al centro: muscoli dello strato intermedio. A destra muscoli dello strato superficiale. In viola sono stati evidenziati i muscoli della scapola compresi nella depressione sottospinale, appartenenti al distretto anatomico della spalla intrinseci della scapola.
La rimozione della metà sinistra del trapezio mostra le connessioni muscolari fra la scapola e la colonna. Qui a fianco: percorso del grande dorsale 22. Si vede chiaramente come in questo tragitto la digitazione che si estende verso l'omero fasci il muscolo grande rotondo qui sezionato.

Nomenclatura: 1 Atlante; 2 Eplstrofeo; 3 Settima cervicale o prominente; 4 Trasverso spinale; 5 Obliquo inferiore della testa; 6 Obliquo superiore della testa; 7 Grande retto posteriore della testa; 8 Piccolo retto posteriore della testa; 9 Elevatore della scapola; 10 Ileocostale dei lombi, del dorso, del collo; 11 Lunghissimo del dorso; 12 Dentato posteriore superiore; 13 Dentato posteriore inferiore; 14 Intercostali; 15 Romboide; 16 Fascio toraco-lombare; 17 Splenio dello testa; 17’ Splenio del collo; 18 Semispinole della testa; 19 Sternocleidomastoideo; 20 Massetere; 21 Trapezio; 22 Grande dorsale; 23 Grande rotondo; 24 Sopraspinato; 25 Deltoide; 26 Piccolo rotondo; 27 Sottospinato.



MIOLOGIA
I MUSCOLI DEL TRONCO



Allo strato intermedio appartengono poi il m. elevatore della scapola (9, i cui fasci nascono dai processi trasversi delle prime cinque vertebre cervicali e, riunendosi, prendono inserzione sull'angolo sup. della scapola e lungo il corrispondente margine mediale; innalza e trae medialmente la scapola, oppure inclina il segmento cervicale dal proprio lato) e il m. romboide (15, origine: processo spinoso della VII cervicale e primi quattro delle toraciche; inserzione: margine vertebrale e angolo inf. della scapola; azione: avvicina la scapola alla colonna vertebrale), sito inferiormente al primo. Naturalmente, però, i muscoli che maggiormente interessano l'artista sono quelli superficiali e sono due: il dorsale e il trapezio.
Il m. grande dorsale (22) è un muscolo pari, largo, di forma vagamente quadrangolare che fascia completamente la zona toraco-lombare del dorso fino alla VII costa, includendo anche l'angolo inf. della scapola. Infatti, sale con una larga specchiatura tendinea (aponeurosi lombodorsale) dalla cresta del sacro, dal segmento post. del labbro della cresta iliaca, dai processi spinosi delle vertebre lombari e da quelli delle ultime sei dorsali (VII, VIII, IX, x, XI e XII). Da qui il tessuto tendineo (fascia lombodorsale) si irradia divenendo carnoso e circondando le coste per poi rastremarsi in una lunga e robusta digitazione che fascia il m. grande rotondo, lo sopravanza e, torcendosi su se stessa (per cui i fasci inf. divengono sup. e viceversa), prende inserzione sul margine mediale del solco bicipitale dell'omero. La sua azione, quando il grande dorsale prende punto fisso sulle coste, è quella di portare medialmente e indietro l'omero. Se è questo, invece, il punto fisso, solleva le coste e il corpo intero nell'azione dell'arrampicamento. Il nome latino del m. trapezio (21) è cucullus, ossia "cappuccio", perché la sua forma triangolare che si estende sulla regione dorsale ricorda il cappuccio dei monaci ripiegato sulla schiena. Infatti il trapezio consta di una parte discendente (cervicale), di una trasversa (scapolare) e di una ascendente (dorsale). La prima si origina dalla linea nucale sup. dell'occipitale e dal legamento nucale (che collega i processi spinosi del tratto cervicale della colonna). L'aponeurosi tendinea si fa carnosa e i suoi fasci vanno a prendere inserzione sul margine laterale della clavicola. La parte trasversa, invece, si origina dalla VII vertebra cervicale e dalle prime tre toraciche per prendere inserzione sul~ l'articolazione claveo-acromiale, sulla faccia sup. dell'acromion e sul margine sup. della spina della scapola, dove prende inserzione anche la parte ascendente del trapezio che si origina dalle rimanenti vertebre toraciche (dalla IV alla XII). In questo percorso, il trapezio si sovrappone al grande dorsale per il tratto che va dalla VII alla XII vertebra toracica.
Il diverso orientamento dei fasci permette una notevole varietà di movimenti, anche se la funzione primaria del trapezio è quella di sostegno del capo. Esso, tuttavia, permette la rotazione e l'inclinazione del capo quando si contrae solo da una parte, l'estensione della testa quando le due valve discendenti si contraggono insieme. È sinergico con il dentato ant. nel movimento alare della scapola e, infine, avvicina i margini mediali delle scapole.
La particolare collocazione del grande dorsale e del trapezio individuano una depressione sul dorso delimitata dal margine lat. inf. del trapezio, dal margine sup. del grande dorsale e da quello post. del deltoide. Questa depressione si chiama fossa infraspinata ed è occupata dai muscoli propri della scapola .

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Muscoli della regione toraco-addominale. In alto a sinistra: la disarticolazione della scapola ottenuta con la resezione della clavicola 1 e la rimozione del grande pettorale 11, mostra il muscolo sottoscapolare 4 e, soprattutto il percorso del dentato anteriore 5 oltre che del grande dorsale (6). A destra: il prospetto anteriore del tronco mostra, nella metà sinistra i muscoli superficiali della regione, mentre nella destra quelli dello strato intermedio e profonda Si è evidenziato il percorso del retto dell'addome. Sotto: l'obliquo interno dell'addome la destrai e il trasverso dell'addome (a sinistrO danno un'idea precisa della posizione del retto addominale contenuto nei foglietti che costituiscono la guaina dell'aponeurosi addominale, all'interno della quale scorre il retto dell'addome. Sotto: la sezione dà conto di quanto appena detto.

Nomenclatura: 1 Clavicola; 2 Omoioideo; 3 Acromion; 4 Sottoscapolare; 5 Dentato anteriore; 6 Grande dorsale; 7 Obliquo esterno dell'addome; 8 Aponeurosi addominale; 9 Retto dell'addome; 10 Intercostali; 11 Grande pettorale; 12 Piccolo pettorale; 13 Legamento inguinale; 14 Muscolo cremastere sostiene i testicoli; 15 Linea alba; 16 Triangolare (nascosto dall'aponeurosi addominale; 17 Obliquo interno dell'addome; 18 Trasverso dell'addome; 19 Aponeurosi lombare; 20 Succlavio.


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I MUSCOLI DEL TRONCO


Implicazioni artistiche
Quel che ha da sempre costituito un problema, per gli uomini, nel tentativo di riprodurre le proprie forme corporee, è l'inserzione del cuneo del tronco fra le gambe.
Un motivo plastico già ampiamente stilizzato nell'arte greca arcaica (pensiamo alle statuette bronzee provenienti da Olimpia) che si evidenzia ancora di più nell'analisi del dorso, dove i muscoli dello strato profondo si inseriscono di prepotenza fra le ali dell'ileo e quelli superficiali amplificano il motivo del cuneo. Fu probabilmente questo uno dei motivi dominanti della personalissima e suggestiva indagine pittorica di Egon Schiele (1890-1918), quando nel 1917 dipinse L'abbraccio. Qui il dorso dell'uomo copre, dilatandosi, il corpo femminile che lo accoglie e diviene quasi un manto di carne livida che non si sa se avvolga le figure nel freddo della morte o nella passione d'amore. Al margine lat. del grande dorsale (la cui linea scura diviene un tutt'uno con il profilo della spalla) fa eco il triangolo ascendente del trapezio, il cui apice si raccorda in basso con le eminenze dell'ileo costale e del lunghissimo del dorso che si gettano nella spigolosa angolosità dei glutei. Il che è perfettamente esatto. È questa un'anatomia vibrata che, forzando solo di poco il dato anatomico, racconta la tragicità dell'esistenza. Del resto, il volume del dorso appena increspato nella figura appesa per i piedi nella Morte del partigiano scolpita da Giacomo Manzù nel 1955-1956 mostra tutta la fragilità della veduta da dietro: di spalle un uomo è vulnerabile. A meno che non si tratti dell'aguzzino della Decollazione del Battista realizzata dal Verrocchio per l'altare del Battistero di Firenze nel 1480. Qui l'uomo è di spalle, ma la violenza della torsione evidenzia i volumi delle masse muscolari di un personaggio dalla corporatura asciutta e nervosa (da notare le costole e le vertebre cervicàli) che assume un valore decisamente negativo (non è certo un asceta).
Lento e misurato è invece il gesto da atleta dell'aguzzino di san Paolo scolpito da
Alessandro Algardi fra il 1641 e il 1647 per la chiesa di San Paolo Maggiore a Bologna: masse muscolari larghe, quasi da eroe, per una celebrazione eroica. Come si vede, anche la scelta della tipologia anatomica può essere significativa. E sicuramente lo è quella operata da Velàzquez (1599-1660) nell'impiego di precisi tipi fisici per la Fucina di Vulcano (Madrid, Prado). La storia è semplice: Apollo vuole avvertire Vulcano che Venere - moglie appunto dello stesso Vulcano - lo tradisce con Marte. Vulcano, insospettito dalla visita di Apollo, sospende il lavoro per ascoltare. Ma nell'o- I pera di Velàzquez, volutamente, non c'è nulla di eroico. Gli dei hanno corpi di uomini contemporanei: non è un evento mitologico da cantare con la cedra, ma una banale storia di tradimento. E l'uomo di spalle (uno dei più perfetti esempi anatomici di dorso di tutta la storia dell'arte) non è un semidio, ma un garzone di bottega, la cui carne si fa un po' flaccida sui fianchi. Così il grande pittore spagnolo diviene spietato. Solo la bellezza femminile della sua Venere allo specchio lo induce a credere per un attimo che le dee esistano. La compiuta analisi condotta dall'artista sul nudo femminile ci impone qualche precisazione. Come si vede, le masse muscolari sono assai meno evidenti; tuttavia, è possibile individuare la spina iliaca posterosuperiore che crea il caratteristico triangolo al di sopra del solco gluteo. L'andamento arcuato della schiena, poi, evidenzia il lunghissimo del dorso e il trapezio che si raccorda con la spina della scapola dell'arto disteso. La sinuosità del bacino, infine, obbliga a rammentare che, mentre in un uomo ' la larghezza delle spalle sopravanza quella del bacino (per es. Leonardo, Nudo maschi- I le di spalle, codice Windsor), nella morfologia femminile la conformazione delle ossa pelviche e la diversa distribuzione dell'adipe invertono le proporzioni. Un esempio? Le violon d Ingres di Man Ray (1890-1976) che, nel 1924, interpretava alla maniera dadaista la celeberrima Bagnante di Valpincon (perdonate l’errore di trascrizione della (C) di valpincon non ho la tastiera francese ^^) dipinta appunto da Ingres nel 1808. Sull'opera di Ray sarà facilmente verificabile la bontà di quanto si andava dicendo.

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In alto a sinistra, Verrocchio, Decollazione del Battista, particolare dell'altare d'argento del battistero ~Firenze, Museo dell'opera del duomo~. Sotto, Egon Schiele, L'abbraccio ~Vienna, Osterreichische Galerie~: si noti come la deformazione anatomica voluta da Schiele sia, comunque, assolutamente rispettosa della struttura miologica umana, come mostra la zona destra del dorso, virtualmente decorticata. In alto al centro, Leonardo da Vinci, Studio per uomo di spalle Wlndsor, Royal Library~: lo schema sovrapposto mostra come, nell'uomo, la distanza fra le articolazioni scopolo-omerali corrisponda a quella che separa le due creste iliache- A destra, Giacomo Manzù, Morte del partigiano ~proprìetà dell'artistai.

Avvertenza: i numeri indicati si riferiscono alla nomenclatura della 3° immagine che ho inserito partendo dall’alto della pagina.




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I MUSCOLI DEL TRONCO


Descrizione dei muscoli toracici
Il primo muscolo che si incontra nell'analisi miologica di questa regione è il grande pettorale (11) che, morfologicamente, è il più importante insieme al dentato anteriore (v. oltre). Il grande pettorale, infatti, è un muscolo pari sito nella regione ant. della gabbia toracica, lateralmente allo sterno. Di forma vagamente quadrangolare, si origina immediatamente carnoso dal margine inf. del terzo mediale della clavicola, dalla faccia sternale e dalla cartilagine sterno-costale, a livello della VI costa.
Troviamo, poi, delle digitazioni dall'aponeurosi addominale (8). I suoi fasci si dispongono a raggiera convergendo verso il margine lat. del solco bicipitale dell'omero. In questo percorso, i fasci provenienti dalle regioni sterno-costo-addominali subiscono una torsione prima di prendere inserzione con un robusto tendine quadrangolare. Così il grande pettorale forma il pilastro ant. del cavo ascellare, così come il grande dorsale costituisce quello post.
Azione: se il grande pettorale prende punto fisso sull'omero, trae verso l'alto il tronco come nell'arrampicamento; se prende punto fisso sui punti d'origine, abbassa e adduce il braccio determinando delle rilevatezze trasverse, come accade per es. nell'Ares Ludovisi del Museo nazionale romano a Roma (braccio destro della statua), oppure in La nostra immagine attuale dipinto da Siqueiros nel 1947. Al di sotto del grande pettorale, se asportato, compare il piccolo pettorale (12; origine: processo coracoideo della scapola; inserzione: III, IV e V costa; azione: abbassa e ruota la scapola), che non ha alcuna importanza per l'artista, come pure il succlavio (20; origine: faccia inf. della clavicola; inserzione: I costa; azione: abbassa la clavicola), in quanto del tutto coperto dal grande pettorale.
Invece, un altro muscolo importante per l'artista è il dentato anteriore (5), che si origina dal margine mediale della scapola, si estende sotto la faccia costale (occupata, come vedremo, dal m, sottoscapolare) e dirige le sue digitazioni carnose dalla I alla X costa. In questo suo lungo percorso, il dentato è in gran parte coperto dal grande dorsale, sicché solo quattro o cinque digitazioni sono visibili nel vivente sulla faccia lat. del torace. La sua azione è quella di muscolo inspiratore se prende punto fisso sulla scapola.
Se, invece, prende punto fisso sulla gabbia toracica, ruota la scapola allontanandone il margine mediale dalla colonna e quindi innalza l'arto superiore provocando quello che si chiama movimento alare della scapola. Come avviene, per es., nel Galata che si uccide del Museo delle terme a Roma. Qui è chiarissimo il passaggio plastico fra la massa del grande dorsale a quella dei muscoli della scapola (grande rotondo), al deltoide.
Sotto questa possente massa plastica si irradiano le digitazioni del dentato. Non per nulla l'impatto visivo che offre è proprio quello della potenza: pensiamo agli ipertrofismi muscolari dei fumetti, proprio in relazione a questo distretto anatomico (per es. Batman). Anzi, la suggestione è talmente potente che le prese d'aria laterali delle Ferrari degli anni Sessanta (per es. la 275 GTB del 1964) rimandano a questa forma anatomica generando un senso di potenza e aggressività.
Prima di proseguire nella descrizione, vorremmo precisare che la struttura ossea della gabbia toracica ha un apparato miologico intrinseco (ossia proprio) costituito dai m. intercostali, che riempiono gli spazi intercostali collegando i margini inf. e sup. di una costa con l'altra e provvedono ai movimenti respiratori della gabbia stessa.

immagine in basso

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Galata suicida ~Roma, palazzo AItemps~: si è evidenziato in rosso il muscolo dentato anteriore, principale responsabile del movimento alare della scapola che permette di elevare l'arto superiore al di sopra della testa. Sotto, David Alfaro Siqueiros, La nostra immagine attuale ~Città del Messico, Museo d'arte moderna~: si è evidenziata la condizione d'ipertrofia del grande pettorale nel movimento di adduzione del braccio.





MIOLOGIA I MUSCOLI DEL TRONCO


Descrizione dei muscoli addominali
Col termine di muscoli addominali si intendono quei muscoli siti nella regione ant. del tronco che hanno la duplice funzione di contenere i visceri e di flettere la gabbia toracica sul bacino o viceversa. La loro disposizione, inoltre, permette anche i movimenti di torsione e di flessione lat. Sono, ovviamente, tutti muscoli pari. Il muscolo più interno fra quelli che formano la parete addominale è il trasverso dell'addome (18). Si origina dal margine mediale della cresta iliaca e dal legamento inguinale (13) in basso, mentre in alto nasce dalla faccia interna delle ultime sei cartilagini costali. I suoi fasci carnosi, anteriormente, si gettano in Un'aponeurosi che costituisce il foglietto posteriore della guaina tendinea che contiene il m. retto addominale. Anteriormente al trasverso nasce l'obliquo interno dell'addome (17) i cui fasci, obliqui appunto (obliqui dall'indietro in avanti), nascono dal margine mediano della cresta iliaca e dal legamento inguinale in basso; in alto dalla faccia esterna della cartilagine costale (ultime tre coste). Anche in questo caso il tessuto muscolare si getta in un'aponeurosi che si divide andando a rinforzare i foglietti tendinei (ant. e post.) dell'astuccio aponeurotico.
Il foglietto ant., invece, è costituito dal m. obliquo esterno dell'addome (7), che nasce dalle ultime otto coste con altrettante digitazioni carnose e va a prendere inserzione sul margine lat. della cresta iliaca e sul legamento inguinale. I suoi fasci carnosi, all'origine, si incastrano con le digitazioni del dentato ant. e del grande dorsale. Anteriormente, invece, si fanno tendinei e vanno a costituire il foglietto aponeurotico già ricordato che si salda lungo la linea alba che attraversa l'ombelico verticalmente.
Il m. retto dell'addome (9), pertanto, è contenuto all'interno di questa guaina. Nasce dal processo xifoideo dello sterno e dal piastrone cartilagineo del torace, le sue fibre prendono inserzione sulla sinfisi pubica. I suoi fasci carnosi sono attraversati da inscrizioni tendinee in numero variabile (una fissa all'altezza dell'ombelico, due fisse al di sopra di questa e una non sempre presente al di sotto) che hanno il compito di rendere più
rigido il tessuto muscolare. Infine dobbiamo rammentare il m. piramidale che ha il compito di mantenere tesa la linea alba.

Morfologia esterna e consigli pratici
La presenza, nella regione ant. del tronco (tanto maschile che femminile), dei capezzoli e degli organi genitali in una disposizione a triangolo che ricorda quella di occhinaso-bocca ha suggerito più volte, nel corso della storia dell'arte, di avvicinare la morfologia del volto a quella toraco-addominale. Sono nati così, per es., i grylloi ellenisticoromani: piccoli esseri compositi che non di rado avevano la testa nella pancia. Assai più recentemente, René Magritte (1898-1967) ha dedicato a questo tema quadri e disegni, come Le viol, del 1934, dove una fluente capigliatura femminile non incornicia già un bel visino, ma un busto femminile tagliato all'altezza delle cosce. Non troppo diversamente, Annette Messager, sacerdotessa della body-art, trasformò nel 1974 il proprio corpo in un serissimo signore con barba e occhiali (La femme et... Annette Messager truqueuse, questo il titolo dell'opera).
Ora, da un punto di vista della morfologia esterna, la collocazione dei capezzoli, grosso modo sulla V costa, è piuttosto importante. Nell'uomo e nella donna, infatti, essi creano un triangolo isoscele con l'ombelico dove, ovviamente, la distanza fra i due è il lato più corto, mentre costituiscono un triangolo equilatero con la fossetta giugulare.
Al di là dei rapporti spalle-bacino, già ricordati, dobbiamo rammentare che la disposizione di adipe sull'addome femminile impedisce che si evidenzino i muscoli addominali, ostentati, invece, nella fisicità maschile. Va poi ricordato che la linea inguinale ha un andamento opposto a quello dell'arcata epigastrica e che questa si restringe a triangolo quando eleviamo, distendendole, entrambe le braccia. Allora le coste si fanno prominenti, l'addome si deprime e il grande pettorale si restringe. Così nel caso della figura distesa in La Gorgone e gli eroi (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), dipinto da Aristide Sartorio (1860-1932).


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E questa una tavola tutta al femminile, e tutta riferita a Ingres, che sottolinea le profonde differenze morfologiche esistenti fra il tronco maschile e quello della donna. Sotto, Jean-Auguste-Dominique Ingres, Bagnante di Valpin~:on (Parigi, Louvref ; la veduta dorsale mostra chiaramente come, nella donna, siano assai meno evidenti le masse muscolari, oltretutto attenuate da una peculiare distribuzione dell'adipe che si accumula, oltre che nella regione glutea e del fianco, in quello postdeltoidea ~sotto a spalla~ e cervico-dorsale all'altezza della VII vertebra~, chiaramente notate nell'opera di Ingres. Per questo si modifica anche il rapporto rispetto al dorso maschile, fra la distanza delle spalle e quella dei fianchi, a tutto vantaggio di quest'ultima Lo mostra la silouette di le violon d'Ingres di Man Ray (sotto). A destra: Jean-Auguste-Dominique Ingres, La sorgente Parigi, Musée D'Orsay: è stato virtualmente rimosso il derma della regione destra della figura, così da porre in evidenza il parenchima della glandola mammaria, altro carattere sessuale secondario nella donna. La posizione della figura dipinta da Ingres, così trattata, si presta anche allo studio della cavità ascellare. Da notare l'accumulo di adipe sul fianchi.


Fine seconda parte.

nella terza parte parleremo dei muscoli dell'arto superiore (argomento assai lungo)---Un saluto
 
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Kazuya The Legend
view post Posted on 30/4/2007, 12:46




o.o
 
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Fulam
view post Posted on 5/5/2007, 12:08




quando ho un pò di tempo inserisco un nuovo argomento direi che per il momento c'è materiale sufficiente, senza
creare troppa confusione, sia per gli esercizi pratici che teorici, se presi seriamente vi terranno occupati per un bel pò .
 
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2 replies since 28/4/2007, 20:30   1081 views
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